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Cilea ha dimostrato con quest’opera di possedere un grande senso del dramma e di essere un melodista di talento.


 
 
 

 
 

La performance aria di Adriana- “Io son l’umile ancella”

Varie scene di quest’opera sono un gioco nel gioco. Questo è un effetto interessante che il contemporaneo di Cilea, Leoncavallo, aveva già utilizzato nei “Pagliacci”. Adriana si presenta come un’artista sincera che recita con la stessa profondità di sentimento in teatro come fa nella vita reale per l’uomo Maurizio. I critici a volte liquidano quest’aria come un pezzo “struggente”, ma dà all’artista una straordinaria opportunità di riempire il ruolo con la sua personalità.
 

Probabilmente la migliore Adriana dell’inizio del 21° secolo è/era Anna Netrebko. Con una voce maturata più scura, Anna Netrebko ha deliziato il pubblico di New York e Salisburgo nel 2019, soprattutto nei passaggi lirici di quest’opera.

Io son l’umile ancella – Netrebko

 
 
 

 
 

Esecuzione di Maurizio con la bellissima aria “la dolcissima effigie”

La parte di Maurizio non è uno dei ruoli A per i tenori. Certo, il ruolo ha delle arie molto belle, ma musicalmente e drammaticamente offre al tenore poche possibilità di mostrare le sue capacità..

Sentiamo Carlo Bergonzi. Era un tenore lirico con una bella voce e una grande tecnica. La registrazione ispira con grande musicalità e il flusso della voce.

La dolcissima effigie – Bergonzi

 
 
 

 
 
 

Adriana è disperata – il mood morboso di “Poveri fiori”

“Poveri fiori” è un brano malinconico, tanto più che Cilea scrive in partitura la denominazione di tempo “andante triste”. Due elementi stilistici caratterizzano quest’aria. Da un lato, i frequenti salti di ottava della voce (per esempio, “Poveriꜛfiori”) creano lo stato d’animo della disperazione di Adriana, e gli accordi dissonanti nell’orchestra su metro pesante (“primo”) nella sezione centrale creano un’atmosfera morbosa.

Sentiamo un’interpretazione di quest’aria. Leggiamo una descrizione appropriata dell’Adriana di Magda Olivero da parte di Kesting: “La sua voce ha l’effetto di un profumo pesante, un aroma estetico. Non si sforza mai di assumere la più difficile delle pose: quella della naturalezza. Quando canta “poveri fiori”, le note di destinazione non sono più gesti, ma colpiscono le pose come una ballerina che danza il cigno morente”.

È l’interpretazione di una diva (intesa in senso positivo), “la tragica del verismo”, che dà la sua impronta personale all’aria.

Poveri fiori – Olivero

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