Les arias tristes Best of Opera Top 10

TOP 10 DELLE ARIE TRISTI


10
POVERO ERNESTO ... CERCHERO LONTANA TERRA
da DON PASQUALE di Gaetano Donizetti

Sinossi: Di notte nella casa di Don Pasquale. Ernesto è seduto sulle valigie pronte e vuole emigrare in America. Si sente abbandonato dai suoi ed è mortalmente infelice perché il matrimonio con l’amata Norina è diventato impossibile.

Donizetti ci presenta qualcosa di insolito in quest’aria. Un assolo di tromba profondamente triste ci conduce nello stato d’animo di Ernesto. Normalmente, l’ascoltatore non associa questo strumento a questi sentimenti. Donizetti probabilmente ha deliberatamente provocato questo effetto per sottolineare la complessità della storia, che vuole essere più di una semplice commedia dell’identità sbagliata.

Florez ci presenta un Ernesto vulnerabile ma non sentimentale. Il recitativo della prima parte è magnificamente interpretato e fa sentire la disperazione (“Povero Ernesto”) dell’abbandonato e tradito, e alla fine della lunga aria mostra un do alto impeccabile e senza sforzo.

9
O TOI QUI PROLONGEA MES JOURS
da IPHIGÉNIE EN TAURIDE di Christoph Willibald Gluck

Sinossi: Iphigénie è disperata. Dopo i suoi genitori, crede anche che suo fratello sia morto. Ancora la maledizione di Tantalo aleggia sulla famiglia. Lei non vuole continuare a vivere e si rivolge alla dea Diana, che dovrebbe unirla a suo fratello Orest nell’aldilà.

La grande aria da-capo di Ifigenia (A-B-A) nel primo atto, in cui la sacerdotessa prega la dea Diana di lasciarla morire, è caratterizzata da una semplicità semplice e nobile. Si tratta di una “Aria di cantilena” composta in tempo lento e con lunghe linee da cantare con un perfetto legato.

Dopo l’esuberante “Pour mon âme”, il libretto passa abilmente al contrasto assoluto. Donizetti era consapevole che una buona commedia ha bisogno di emozioni umane. Questo momento è fornito dal profondamente triste “Il faut partir”, un altro punto culminante di quest’opera. Il pezzo, immerso in un cupo fa minore, è introdotto e accompagnato da un assolo malinconico del corno inglese.Per la prima rappresentazione di Candide, il team di casting ebbe grandi difficoltà a trovare un cantante adatto che potesse gestire le note alte. Barbara Cook fu la prima cunegonda. Bernstein la scelse personalmente e la preparò per questo difficile ruolo. La Cook in seguito paragonò il canto di questo pezzo ad un grande sforzo atletico.

8
MY WORLD IS DUST NOW … IT MUST BE SO
da CANDIDE di Leonard Bernstein

Sinossi:La sua famiglia proibisce a Candide di frequentare indegnamente Cunegonde e lo caccia via. Egli è profondamente triste di dover lasciare Cunegonde. Ma vuole guardare avanti, il dottor Pangloss non gli ha forse insegnato l’ottimismo? Crede nel destino che gli riserva il migliore dei mondi possibili.

Il personaggio di Candide, con la sua musica seria, ricorda immediatamente i ruoli tenorili di Mozart come Don Ottavio o Belmonte. Come nel “Don Giovanni” e nel “Rapimento dal serraglio”, è un ruolo serio in una commedia tragica, in altre parole un personaggio dell’opera seria che finisce involontariamente in un’opera buffa. È la tragedia di Candide che la sua amata non sia un alter ego come Konstanze o Donna Anna, ma solo una Cunegonde sorniona e lussuriosa.

7
EINSAM IN TRÜBEN TAGEN
da LOHENGRIN di Richard Wagner

Sinossi: Il fratello di Elsa è morto e lei è sospettata di essere responsabile. Il re deve giudicare Elsa davanti all’albero del giudizio. Ad Elsa viene data la possibilità di difendersi in tribunale. Appare e fa un’impressione assente, ancora sotto shock per la morte del fratello.

Dopo una breve introduzione di flauti e archi, Elsa inizia il suo sogno con una voce pura e luminosa. Il tempo lento rafforza la sensazione di solitudine. La sezione seguente contiene un grande crescendo. Inizia con “da drang aus meinem Stöhnen” e finisce con “in die Lüfte”, splendidamente accompagnata da violini fruscianti. Elsa sprofonda nel sonno e una bella transizione orchestrale porta al motivo del Graal. La sua visione inizia…

L’interpretazione di Janowitz di quest’aria è semplicemente magnifica. Sentiamo la purezza, la vulnerabilità e la fiducia di Elsa in quest’aria. Il suo crescendo è mozzafiato e il finale è da mondovisione.

6
ACH ICH FÜHLS
da IL FLUTO MAGICO di Wolfgang Amadeus Mozart

Sinossi: Tamino e Papageno sono condotti alla prossima prova. I tre ragazzi appaiono e portano ai due i loro strumenti. Deliziato, Tamino suona il flauto e Pamina appare, attratta dal suono. Quando si rivolge a Tamino, lui rimane in silenzio e Pamina crede di aver perso il suo amore. Lei non sa che il silenzio di Tamino fa parte della prova.

Quest’aria è scritta in un G minore profondamente triste, con una melodia che ha lunghe linee nel pianoforte. Le frasi devono avere una bella forma e ogni vocale deve essere cantata. L’orchestra inizia in un lento andante con un motivo simile a una marcia funebre. I lead su “fühls” e “hin” della prima strofa danno al pezzo un carattere infinitamente doloroso che contrasta con il caldo si alto su “Liebe” nella seconda strofa. Questo è seguito da un deliziosamente nostalgico “Nimmer kommet ihr, Wonnestunden”. </Nel passaggio successivo, Tamina chiede incredula a Tamino “Fühlst Du nicht der Liebe sehnen” e alla parola “Liebe” il Si alto suona solo triste e rassegnato. Al passaggio “so will Ruh im Tode sein” la musica diventa spettrale e scialba. Gli eterei salti di tono in pianissimo sembrano già risuonare dall’aldilà.

Ascoltate la bella interpretazione di Barbara Bonney, è molto lirica nonostante il tempo veloce.

5
LA MAMMA MORTA
da ANDREA CHÉNIER di Umberto Giordano

Sinossi: Magdalena piange il destino dei suoi genitori, periti nei disordini della Rivoluzione. Ora anche il suo amante Andrea Chénier è stato arrestato dai giacobini. Cerca il procuratore Gérard e gli chiede di liberare Chénier. Gérard confessa il suo amore a Maddalena e Maddalena gli offre una notte d’amore se rilascerà Chénier.

Quest’aria di Maddalena è composta da due parti. All’inizio è un amaro atto d’accusa contro le crudeltà della Rivoluzione, nella seconda parte sentiamo un estatico inno d’amore. L’aria inizia con un violoncello solitario che entra “Con espressione”. Maddalena inizia con dieci note sussurrate sulla stessa tonalità “La Mamma morta”, cupa e rassegnata. Improvvisamente e piena di orrore, la musica accelera e lei vede davanti ai suoi occhi la casa in fiamme della sua famiglia. Orribilmente, nel pallido tremolo degli archi, si sente il crepitio del fuoco. Alla menzione di Bersi, il calore tremola; poco dopo, il tono ritorna all’amarezza per il fatto che Bersi ha dovuto indossare la sua bellezza al mercato per garantire la sopravvivenza di entrambi. Una viola solitaria con un motivo doloroso e confortante di quattro note svettanti conduce alla seconda parte. L’umore cambia in poche misure. Maddalena canta il suo amore. Con un bellissimo passaggio “nei miei occhi” il cuore si apre letteralmente. Successivamente Giordano aumenta il tempo, l’intensità aumenta più volte e raggiunge il suo apice con la nota più alta B su “Ah io son l’amor”. Alla fine Maddalena ricade nella rassegnazione dell’inizio con l’orribile “e vi bacia la morte” e vi bacia la morte.

Se conoscete il film “Philadelphia”, ricorderete come Tom Hanks spiega a Denzel Washington la scena di Andrea Chenier “La mamma morta”, cantata in modo impressionante da Maria Callas.

4
LASCIA CHI-IO PIANGA
da RINALDO di George Frederic Handel

Sinossi: Poco prima del suo matrimonio con Rinaldo, Almirena è stata rapita da Armida. Siede tristemente nel giardino del palazzo di Armida.

Lascia ch’io pianga è una delle arie più famose di George Frederic Handel. La compose già nel 1705 e la trasformò in un’aria di lamento per Rinaldo. Handel riuscì a scrivere un’aria che colpisce per la sua semplicità. Scrisse l’aria in forma di sarabanda, un metro triplo con un allungamento del tempo della seconda battuta. La combinazione con il tipico cromatismo della sequenza di note e le efficaci pause da ¼ danno come risultato il famoso motivo sospirato del Lamento di Handel. Sentiamo questo effetto fin dall’inizio.

Quest’aria è uno dei pezzi più unici della letteratura operistica. La macchina da canto Olympia è in scena per mezz’ora e per molto tempo dice solo “oui”. Infine, si sveglia e comincia a cantare. Offenbach, naturalmente, ha disegnato una caricatura dei cantanti del Grand Opéra; la cantante di coloratura deve solo essere caricata e produce note come un automa. L’aria è virtuosistica con molte colorature e allo stesso tempo la cantante deve imitare con la sua voce il canto frammentato e i movimenti di danza meccanica di una marionetta, proprio come il compositore aveva ingegnosamente impostato i toni. Questa è una grande sfida per il cantante nell’esecuzione dal vivo.

Quest’aria è stata registrata da innumerevoli cantanti. Ascoltatela interpretata dal soprano americano Marilyn Horne. Fa a meno dell’ornamentazione nella prima parte, il che sottolinea la semplicità del pezzo. Il vibrato è molto espressivo e la sua stupenda tecnica le permette dei bellissimi trilli nella sezione centrale.

3
PORGI AMOR
da LE NOZZE DI FIGARO di Wolfgang Amadeus Mozart

Sinossi: Nelle stanze della contessa. La contessa soffre per l’infedeltà del marito e preferirebbe morire piuttosto che continuare a vivere in modo indegno.

In quest’aria, la contessa rimpiange i tempi in cui il conte l’amava profondamente. Indubbiamente, “Porgi amor” è uno dei punti salienti dell’opera e uno dei più bei pezzi lirici scritti per soprano. La musica è impostata in maggiore, anche se l’umore della contessa è triste e contemplativo, questo è forse anche il fascino di questo pezzo. L’aria inizia in piano e culmina nel mezzo, con lo straziante desiderio di morte “O mi lascia almen morir” ripetuto due volte, accompagnato dalla cantilena ultraterrena e dolorosa del clarinetto. “Porgi amor” è la prima apparizione della contessa. È sola sul palco e deve subito cantare l’aria più bella dell’opera, alcuni cantanti hanno rispetto per questo pezzo a causa di esso. Per il resto, non ci sono grandi difficoltà vocali, è una semplice cavatina e la sua durata è relativamente breve. Ma come sempre con Mozart, le cose semplici sono le più difficili.

Ascoltate quest’aria nella meravigliosa, malinconica e imbattibile interpretazione di Elisabeth Schwarzkopf. Ad ogni parola viene dato un bellissimo colore di tono. Il suo respiro è impercettibile e il grande legato fa brillare la musica con bellissimi fraseggi lunghi.

2
TENESTE LA PROMESSA ... ADDIO DEL PASSATO
da LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi

Sinossi: Violetta è nella sua camera da letto. È indebolita e il medico sussurra ad Annina che le restano solo poche ore di vita. Violetta legge la lettera di Germont. Viene a sapere che Duphol ha combattuto un duello con Alfredo ed è stato gravemente ferito. Alfredo era poi fuggito all’estero. Giorgio Germont stesso si era reso conto del suo errore e aveva spiegato tutto in una lettera a suo figlio, chiedendogli di venire da Violetta. Profondamente rattristata, Violetta sente che è troppo tardi.

Mentre Violetta legge la lettera di Germont, sentiamo il tema dell’amore risuonare teneramente negli archi. Ora inizia una delle grandi arie d’addio della letteratura operistica, introdotta dall’oboe e accompagnata da sedici archi smorzati. Il canto di Violetta è occasionalmente giocato dal cor anglais, occasionalmente raddoppiato. La prima strofa suona cupa in minore, la seconda trasfigurata in maggiore.

1
WHEN I AM LAID IN EARTH
da DIDO E AENEAS di Henry Purcell

Sinossi: Enea si presenta a casa della sua amante Didone e le dice che gli dei stanno forzando la sua partenza. Ma Didone lo accusa di prendere l’ordine solo come una scusa per lasciarla. Enea decide allora di rifiutare l’ordine degli dei e di restare. Ma Didone non è interessata alla pietà. Il solo fatto che lui abbia pensato di lasciarla è una ragione sufficiente per rompere il suo amore. Quando Enea ha lasciato Cartagine, Didone decide di morire per mano sua.

Questo pezzo è una delle grandi arie della letteratura lirica. È un lamento, un prodotto classico dell’opera barocca. È uno dei pochi lamenti barocchi che possono veramente commuovere l’ascoltatore fino alle lacrime. Purcell ha scritto questo pezzo in modo immensamente efficace. Inizia con un motivo cromatico discendente nell’accompagnamento del basso che diventa un ostinato profondamente triste. Alla fine dell’ostinato, Didone entra con il suo Lamento. Questa melodia affascina con molti grandi effetti. Particolarmente impressionante: in contrasto con l’ostinato verso il basso della voce di accompagnamento, la melodia di Didone tende verso l’alto (dal sol al “quando” al mi al “no”) con salti di tono (e successive note verso il basso), il che rende visibile la discordia di Didone. Contribuisce all’atmosfera cupa anche la bella appoggiatura sulla prima “stesa” (una dissonanza aggiunta, estranea alla melodia, che avviene sulla parte sottolineata della misura e si risolve sulla nota successiva). Troviamo un altro bellissimo effetto della voce che canta nel cupo tritono su “trouble” nell’esempio di nota sopra. Nella seconda parte, Purcell introduce un altro elemento nella parte vocale, “Remember me”, che è incantevole per la sua semplicità. Con il finale “Remember me”, Purcell permette alla musica di librarsi verso altezze confortanti, prima di concludere con “forget my fate” nelle profondità della disperazione.

Forse la registrazione più desolata e quindi struggente è quella di Janet Baker. Canta l’aria con una voce quasi strozzata che si apre solo nelle battute finali, creando un effetto magnifico.


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