Orfeo è l’opera più antica del repertorio senza interruzioni e una delle opere più influenti nella storia dell’opera. L’opera contiene grandi melodie orecchiabili, e con “che faro senza Euridice” Gluck riuscì a creare la prima mega-hit nella storia dell’opera.
La grande aria di bravura
Quest’aria è una classica aria di bravura. In realtà, non avrebbe posto in quest’opera di riforma, ma probabilmente Gluck ha voluto concedere l’aria al primo Orphée, Joseph Legros, una classica aria di coloratura con lunghe corse di coloratura e cadenza di coloratura.
Berlioz voleva eliminare quest’aria dalla sua versione perché era convinto che non fosse stata scritta da Gluck stesso, ma da Bertoni (anche se oggi questo non è più sospettato). La grande cadenza alla fine dell’aria fu creata da Pauline Viardot con l’aiuto di Berlioz e Saint-Saens.
Amour, viens rendre à mon ame – Verrett
Il famoso balletto sugli Champs Elysées
Questo balletto-pantomima è diventato famoso anche per il canto del flauto solista.
Ballet des ombres heureuses
La famosa aria “che faro senza Euridice”
Il pezzo di Gluck per Euridice è diventato una delle arie più famose di sempre, e si possono trovare nella discografia innumerevoli registrazioni di cantanti delle più diverse gamme vocali. Poiché Gluck scrisse una versione per Vienna oltre che per Parigi, esiste una versione francese (“J’ai perdu mon Euridice”) e una italiana (“Che faro senza Euridice”). Gluck scrisse questo lamento in chiave maggiore, anche se il pezzo descrive la disperazione di Euridice per la presunta freddezza di Orfeo. Hanslick, il famoso critico del 19° secolo, pensava che con la musica di quest’aria, invece di “J’ai perdu mon Euridice” si sarebbe potuto benissimo usare il verso “J’ai trouvé mon Euridice”.
Ma la scelta della chiave di Gluck è stata deliberata. Il lutto doveva essere raggiunto con la semplicità dell’aria e l’accompagnamento orchestrale; solo brevemente la tonalità passa al minore. Contrariamente alle convenzioni dell’opera seria, il riformista Gluck voleva eliminare ogni ornamento artificiale da parte dei cantanti ed evitava deliberatamente l’ornamentazione. Questo aspetto (vedi anche le interpretazioni che seguono) ha portato alla discussione se l’ornamentazione sia consentita in quest’aria. Tuttavia, l’effetto che Gluck fece con quest’aria è formidabile, i contemporanei come Rousseau erano entusiasti e l’aria divenne forse il primo super-hit nella storia dell’opera.
Per molti contemporanei, l’espressione e il calore della voce di Kathleen Ferrier erano unici. Bruno Walter, un compagno intimo della sua breve carriera, scrisse dopo la sua prematura scomparsa che era, insieme a Gustav Mahler, la più grande conoscenza personale della sua vita musicale. Kathleen Ferrier morì di cancro al seno nel 1951 all’età di 41 anni. Aveva appena finito di provare Orfeo. Ascoltate l’interpretazione di una registrazione radiofonica dal vivo, è un glorioso documento della sua voce che con il suo calore, il vibrato espressivo e gli eterei pianissimi cattura l’ascoltatore.
Che faro senza Euridice – Ferrier
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